Lincoln, recensione

L'ultimo film di Steven Spielberg è un esempio magistrale del connubio tra memoria storica e alta politica.

di Elisa Bonaventura 4 Febbraio 2013 20:50

Un film di Steven Spielberg. Con Daniel Day-Lewis, Sally Field, David Strathairn, Joseph Gordon-Lewitt, James Spader. Genere: Biografico. Paese: USA, India 2012. Casa di produzione: 20th Century Fox. Durata: 150 min. Uscita cinema: 24 gennaio 2012. Rating: 13+.

Abramo Lincoln, eletto per la seconda volta Presidente degli Stati Uniti d’America, è impegnato in una strenua lotta politica per l’approvazione, alla Camera dei Rappresentanti, del 13° emendamento alla costituzione, che prevede l’abolizione della schiavitù della gente di colore. Nel frattempo infuria ancora la guerra civile, sempre più cruenta e violenta.

Steven Spielberg può essere paragonato senza ombra di dubbio al mitico re Mida, che trasformava in oro tutto ciò che toccava. Anche Spielberg è in grado di donare lucentezza e preziosità ad ogni progetto cinematografico cui egli lavora.

Aiutato da un magnifico Daniel Day-Lewis, che ha studiato per oltre un anno la parte affidatagli, il risultato che raggiunge Spielberg è mozzafiato. E’ come se Lincoln fosse tornato sulla terra, si ha l’impressione di non averlo mai perso per sempre, ma che sia ancora qui, con la sua eccellente capacità oratoria, con la sua pacatezza e con la sua sottile ironia.

Ogni gesto, ogni parola, ogni movimento di Lewis sono stati studiati alla perfezione, per ricostruire nel dettagli, dallo sguardo allo schioccare delle labbra, il più amato presidente degli Stati Uniti.

Il film di Lincoln è una grande e profonda lezione di politica, quella “vera”, quella “alta”, fatta sì di sotterfugi e compromessi, ma che punta ad un unico, nobile obiettivo: realizzare la piena e completa uguaglianza tra tutti gli uomini, indipendentemente dal colore della loro pelle, perché tutti gli esseri umani sono stati creati da Dio con eguali diritti e dignità.

E se il fine è così nobile e alto, i mezzi per realizzarlo possono essere anche assolutamente poco convenzionali: Lincoln accetta di “sporcarsi le mani” con il fango dei sotterfugi politici.

Insomma, un capolavoro assoluto, da non perdere, che merita appieno le 12 candidature ai prossimi premi Oscar.

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