Oliver Stone racconta la sua ultima pellicola, Le belve

Un'intervista al regista Oliver Stone

di Monia Ruggieri 30 Ottobre 2012 10:55

Tratto da un bestseller firmato Don Winslow , è arrivato dal 25 ottobre nelle sale cinematografiche italiane Le Belve, la nuova pellicola di Oliver Stone, nella quale affronta a muso duro le feroci faide del narcotraffico, realizzando così un thriller di puro intrattenimento, caratterizzato anche da un cast stellare: da John Travolta a Benicio del Toro, passando per Aaron Taylor-JohnsonTaylor Kitsch ed Emile Hirsch. 

Quando gli si chiede chi sono oggi le belve, Stone risponde così:

“Il titolo è lo stesso del romanzo e fa riferimento a personaggi che diventano tutti belve, anche la ragazza romantica che pratica l’amore libero ma non esita a premere il grilletto. Nella vita reale, invece, siamo noi a creare le belve: decidiamo chi è selvaggio e chi no. Le vere belve sono i governi che fanno pessime leggi o invadono popoli presunti selvaggi creando belve ben peggiori”.

E del ruolo e dello spazio dato a J. Travolta, afferma:

“Mi piaceva ampliare il suo personaggio di agente corrotto, mi divertiva che alla fine sembrasse il ‘buono’ eppure fosse colui che tradisce tutti, e si rivela il più forte. Mettere mani al romanzo e modificarlo non è stato facile, quello è un testo bellissimo ma che si legge e si distilla nel tempo. Al cinema, invece, la gente vuole tutto e subito. Per questo, tornando ai tagli, alcuni erano doverosi”.

Il regista è soddisfatto della sua nuova pellicola:

“Ho imparato a non essere troppo critico con me stesso, altrimenti avrei già perso quella spontaneità e naturalezza imprescindibili nel mio lavoro. Certo bisogna essere rigorosi e severi con se stessi, avvalersi di parecchia disciplina, perché se sbagli film non hai rete di sicurezza: il cinema è un’attività pericolosa, se il pubblico non gradisce il tuo film non ti resta che rimontarlo o rigirarlo, ma sono opzioni troppo costose. Dopo 19 film posso dire che magari non rifarei le stesse scelte, alcune delle quali forse figlie di troppa leggerezza, comunque per me ogni film è stata una guerra”. 

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