Riuscirà il cinema a sopravvivere all’era digitale?

Il cinema è in crisi: riuscirà ad adeguarsi alla digitalizzazione e all'evoluzione tecnologica?

di Elisa Bonaventura 21 Settembre 2012 13:17

Riuscirà il cinema a sopravvivere all’era digitale, schiacciato sotto le evoluzioni incessanti che vengono dal mondo della tecnologia e di internet?

E’ questa la domanda che più spesso si pongono i cinefili, gli amanti del vero cinema, fatto di pellicole, di immagini in bianco e nero, di sale buie, affollate e fumose. Si tratta di una domanda lecita, soprattutto se si considera che, a partire dal gennaio 2014, tutte le sale cinematografiche dovranno obbligatoriamente essere digitalizzate, poiché i film non verranno più distribuiti in pellicola, ma solo in formato digitale.

Il cinema, quindi, subirà la stessa sorte che è toccata alla musica, dove si è avuto un lento ma inesorabile declino delle vendite dei CD, soppiantati dai più comodi ed efficienti file digitali, disponibili ovunque sul web, anche, purtroppo, in forme illegali.

E se la piaga della pirateria ha determinato una riduzione degli spettatori nelle sale cinematografiche, con una previsione del 10/15% in meno rispetto agli scorsi anni, la digitalizzazione determinerà la perdita di numerose piccole sale, ubicate generalmente nel centro delle città.

Negli ultimi undici anni, in Italia, hanno chiuso i battenti 761 sale, delle quali 60 solo nel 2012.

Infatti, tali piccoli cinema, che erano i preferiti dell‘élite borghese delle città, che privilegia i film di autore, probabilmente non potranno permettersi il lusso di un investimento così ingente quale è imposto dalla digitalizzazione, né tantomeno potranno competere con le grandi multisale periferiche, modernissime, comode ed efficienti, anche se propongono dei prezzi al pubblico notevolmente più elevati.

Le proposte per “salvare” il cinema sono molte, e provengono da più parti.

Se registi di fama come Giuseppe Tornatore si fanno promoter di iniziative come “Old Cinema”, di promozione, rivalutazione e riscatto dall’oblio di molte sale cinematografiche antiche, in declino e dimenticate, c’è chi, come il produttore Aurelio De Laurentis, propone l’abolizione della cosiddetta “finestra”, ossia il gap temporale che intercorre tra l’uscita del film in sala e la disponibilità in DVD.

Molti, però, sono convinti che l’abolizione di tale sistema determinerebbe la condanna al morte definitiva delle sale cinematografiche.

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