“Mea Maxima Culpa”, il documentario sulla pedofilia nella Chiesa
Una pellicola che farà discutere molto. Quanto mai attuale e prevedibile, Mea Maxima Culpa racconta un cancro della nostra società. Di certo l’argomento, per quanto oscuro e raccapricciante, è di interesse mondiale. La pellicola nelle sale cinematografiche uscirà a partire dal 20 marzo 2013. Il documentarista che si è occupato di girare il reportage e raccogliere interviste e documenti è Alex Gibney, tra l’altro, premio Oscar per Taxi to the Dark Side.
Nel documentario in questione si parla, appunto, della grandissima colpa della Chiesa, ovvero l’aver taciuto riguardo alcuni casi di pedofilia. Di certo, la pellicola, esce in un momento molto delicato per quanto riguarda il Vaticano, in quanto proprio nella giornata di ieri il nostro Papa ha, in sostanza, abdicato (quindi siamo senza Papa almeno fino al prossimo conclave). Prodotto da HBO, Mea Maxima Culpa: Silenzio nella casa di Dio è un documentario destinato a scuotere l’opinione pubblica. Esso racconta gli abusi sessuali esercitati da alcuni alti esponenti della Chiesa Cattolica nordamericana, ma anche europea, nei confronti di centinaia bambini sordomuti.
Questi particolari sono stati documentati da quattro uomini, i quali sono stati molestati durante gli anni Sessanta tra le mura della loro scuola per sordomuti, nella St. John’s School, da padre Lawrence Murphy (ovvero colui il quale è stato accusato di aver abusato di oltre duecento bambini). Gibney non è rimasto soltanto nel Wisconsin , ma si è spostato anche in Italia e in Irlanda, ottenendo così diverse testimonianze e documenti inediti, per denunciare, in questo documentario, la complicità e soprattutto l’omertà del Vaticano (oltre che dello stesso Papa Ratzinger), su queste vicende terribili.
Mea Maxima Culpa è stato presentato anche all’International Film Festival di Toronto il 9 settembre 2012, e in America è uscito lo scorso novembre. In Italia arriva soltanto ora, dopo che non è stato mostrato all’ultimo Festival del Cinema di Venezia.
“Non so dire se a Venezia l’hanno effettivamente censurato. Ma di certo non l’hanno accettato. Quello che so è che a Venezia si sente forte la pressione politica”.
ha dichiarato Gibney.
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