Anna Karenina, recensione
Un film di Joe Wright. Con Keira Knightley, Jude Law, Aaron Johnson, Kelly MacDonald, Matthew MacFayden. Sceneggiatura: Tom Stoppard. Genere: Drammatico. Casa di produzione: Universal Pictures Paese: Gran Bretagna 2012. Durata: 130 min. Rating: 14+.
Russia, 1857. Anna (Keira Knightley), raffinata dama pietroburghese moglie del ricco e influente funzionario imperiale Karenin (Jude Law), si reca dal fratello Stiva a Mosca, per cercare di promuovere la riconciliazione tra il fratello e la cognata Dolly, a causa delle infedeltà del marito. Appena arrivata a Mosca, Anna incontra il conte Vronskij (Aaron Johnson): tra loro scoppia subito una storia d’amore passionale, così sentita e coinvolgente che entrambi decidono di abbandonare la condizione di ipocrisia e menzione che li costringe a vivere come amanti. Così, Anna abbandona il marito e il figlio, nonostante attraverso questo gesto perda tutti i diritti di una moglie, venendo relegata ad una penosa solitudine, bandita dalla società e malvista da tutti.
Parallela alla storia d’amore passionale e distruttiva tra Anna e Vronskij, viene raccontata anche la storia di Levin (Domhall Greeson) e Kitty (Alicia Vikander), il cui amore è molto più spirituale, incarnato negli schemi classici del matrimonio. Il loro è un amore puro, unico e completo, che porta Levin a considerare la moglie come un vero e proprio angelo, una creatura non terrestre, spingendosi sino ad amarla e perdonarla incondizionatamente per ogni sua debolezza.
Se l’amore tra uomo e donna è sicuramente il centro propulsore dell’intero film, la sceneggiatura non disdegna di concentrarsi su un’altra forma di amore, altrettanto importante nella vita di ogni uomo: l’amore tra madre e figli. Anna dimostra una tenerezza nei confronti del figlio che tocca il cuore anche dello spettatore più insensibile. Inoltre, l’amore tra Levin e Kitty si sublima, e si completa, proprio con la nascita del loro primo bambino.
Di fronte ad una storia così emozionante e intensa, come solo Tolstoj avrebbe potuto concepirla, il regista ha messo in campo una scelta scenografica particolarissima, per cui tutti i personaggi si muovono all’interno di un teatro, quasi come se stessero danzando.
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