E Poi C’è Cattelan convince la critica: il parere di Aldo Grasso
E Poi c’è Cattelan convince la critica grazie alla bravura del suo conduttore, Alessandro Cattelan, uno che lo stesso Aldo Grasso definisce il più bravo della nuova generazione. Ecco cosa dice il critico più critico del panorama italiano sul programma in onda una volta a settimana su Sky.
Partiamo dalle certezze. Alessandro Cattelan è il più bravo presentatore della nuova generazione: ha voce, ha presenza scenica, ha uno straordinario senso del tempo (meglio: ha introiettato il ritmo dei nostri tempi), ha la giusta ironia per non sentirsi un pallone gonfiato. E poi c’è Cattelan è l’unico late show della nostra tv, un po’ poco per una generazione che ha avuto modo di crescere potendo vedere anche la tv americana. Cattelan si ispira troppo a Jimmy Fallon? Benissimo, ci sono mestieri in cui l’unico apprendistato è rappresentato dal «furto» e, a volte, copiare è solo un gesto di umiltà. Se l’appuntamento fosse quotidiano, se gli argomenti riguardassero anche l’attualità, EPCC potrebbe occupare una posizione di altro peso nello scenario tv italiano. Ora che Sky ha ben due canali generalisti, ora che ci sono state tre stagioni di rodaggio, è assolutamente necessario fare il salto. Lo studio può anche essere meno sofisticato, il programma meno scritto, la gestione degli ospiti meno di nicchia, ma, come ci ha insegnato Renzo Arbore in maniera definitiva, è la quotidianità che sancisce questo tipo di intrattenimento, a metà tra l’intelligenza e il cazzeggio. Si dirà: il problema principale non è il programma in sé, ma i reperimento degli ospiti. Dopo un anno gli ospiti che meritano di essere invitati sono finiti (per dire, Fabio Fazio è costretto a recuperare Marzullo) e si finisce inevitabilmente nella ripetizione e nel già visto. Questo è vero. Ma il gioco vale…
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