La favola di Pinocchio, nelle sale dal 21 febbraio
Enzo D’Alò, regista, sceneggiatore e musicista napoletano, nonché autore del commovente film d’animazione “La gabbianella e il gatto”, del 1998 (tra l’altro vincitore del Nastro d’Argento), torna nelle sale con una bellissima favola. Infatti dal 21 febbraio nelle sale cinematografiche italiane potrete innamorarvi e sognare con la favola scritta da Collodi, Pinocchio. Il regista, nonché anche sceneggiatore della pellicola, si è avvalso dei disegni di Lorenzo Mattotti ed ha utilizzato le romantiche note e musiche del compianto Lucio Dalla. Ovviamente, il regista si è preso molta libertà, infatti la versione è molto diversa da quella Disney.
Ecco le parole del regista, parlando proprio delle diversità rispetto alla favola originale:
Ho letto il libro da bambino e l’ho riletto prima di fare il film. Nella scrittura ho cercato di tenere in mente l’atteggiamento di un bambino che legge il libro. Attenendosi alla storia di Collodi verrebbe un film di quasi dieci ore, è quasi una storia a puntate. Su Pinocchio si può fare un film completamente diverso, ma io ho cercato di concentrarmi sul rapporto tra Geppetto e Pinocchio come chiave di lettura e tutti gli avvenimenti si sono incastrati da questo punto di visto. Per quanto riguarda la fatina, mi sono sempre chiesto perché venisse spesso rappresentata come donna, mentre Collodi parla della bambina dai capelli turchini, che diventa donna adulta solo nella scelta del circo, nella quale Pinocchio la riconosce solo grazie al ciondolo che porta al collo.
Parlando, invece, dell’uso delle musiche di Lucio Dalla, D’Alò ha così commentato:
Lucio ha sposato da subito questo progetto, soprattutto perché questo imperare della CGI non gli stava molto bene. Quando abbiamo visto i primi bozzetti di Lorenzo è rimasto stupito come un bimbo, quindi ha voluto musicalmente richiamare dai classici così come Lorenzo ha fatto con le immagini, da Rossini a Nino Rota, senza volersi legare a precedenti adattamenti della favola. Ha dato del suo alla storia, quel suo essere bambino, Peter Pan ma anche proprio Pinocchio. Ha giocato coi personaggi aggiungendo colore al lavoro che stavamo realizzando sul film, ha sposato il soggetto con il suo solito spirito di libertà e gioia. L’aver registrato direttamente la prima strofa dei titoli di coda ha dato quel qualcosa in più a questo lavoro e sono contento che arrivi al pubblico questo suo ultimo grande regalo. Ma vorrei ricordare anche il lavoro di Roberto Costa nell’arrangiamento delle musiche.
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