E’ pace tra israeliani e palestinesi, almeno al cinema

La registra francese Lorraine Lévy porta sul grande schermo una storia di pace tra Israele e Palestina

di Monia Ruggieri 1 Marzo 2013 17:30

Nessuna guerra, nessun schieramento. Solo prove di pace per il film  della regista francese Lorraine Lévy, la quale nel suo ultimo film porta al cinema il conflitto tra Israele e Palestina.  Il figlio dell’altra, è il titolo della pellicola, ed è stato presentato fuori concorso al Torino Film Festival. Uscirà nelle sale cinematografiche il 14 marzo per Teodora Film in due versioni: sia in quella originale con i sottotitoli sia in italiano. La pellicola racconta la storia di due adolescenti, uno israeliano e l’altro palestinese, che ad un certo punto si rendono conto del fatto che sono stati scambiati alla nascita. La storia, tra l’altro, si ispira a fatti realmente accaduti nel 1991, quando alcuni dei reparti di maternità furono evacuati a causa dei bombardamenti.

“Ho avuto la fortuna di incontrare giovani palestinesi e israeliani  e a loro affido la speranza per il futuro. Hanno molto in comune, a partire dalla voglia di essere spensierati, che alla loro età un diritto. Attraverso i social network si rendono conto che esistono posti dove si vive meglio e aprono i loro orizzonti. La fiducia nelle nuove generazioni è fondamentale per il dialogo, soprattutto in un momento in cui le minacce non sempre arrivano da dove se ce le aspettiamo”.

ha raccontato la regista, ed ha aggiunto, parlando dell’accoglienza del film nei Paesi interessati:

“Nel frattempo ha ricevuto un’accoglienza molto positiva in rete dal mondo arabo e da quello ebraico. In entrambi i casi mi hanno detto di essersi sentiti rispettati e ho tirato un sospiro di sollievo perché era la mia più grande preoccupazione. Per spiegare la mia posizione prendo in prestito le parole di Amos Oz che ha detto di non essere in favore né di Israele né della Palestina, ma del dialogo. Per questo una delle scene più delicate è stata quella in cui le famiglie si incontrano per la prima volta con i figli. I due attori che interpretano i padri sono entrambi attivi su posizioni opposte e ciascuno di loro durante le prove voleva che il personaggio avesse l’ultima parola nella discussione politica. Non potevo permetterlo e allora ho optato per una scelta in cui alla fine si parlavano uno sopra l’altro rendendo impossibile stabilire chi avesse messo il punto al confronto. Il mio intento è sempre stato quello di ascoltare entrambe le verità”.

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