Educazione Siberiana, recensione

John Malkovich è la punta di diamante del nuovo film internazionale di Gabriele Salvatores.

di Elisa Bonaventura 17 Marzo 2013 22:22

Un film di Gabriele Salvatores. Con John Malkovich, Peter Stormare, Arnas Fedaravicius, Vilius Tumalavicius, Eleanor Tomlinson. Genere: drammatico. Paese: Italia, 2013. Casa di produzione: 01 Distribution. Durata: 110 min. Rating: 15+. Mymonetro: 2,82/5.

Gabriele Salvatores ha raccolto una sfida davvero ardua: mettere sugli schermi un complesso romanzo autobiografico del tatuatore Nicolai Lilin, gestire un immenso cast internazionale che parla esclusivamente in inglese e girare un film in un ambiente gelido e difficile da affrontare.

Ma il regista italiano supera se stesso e dimostra di poter competere pienamente con i grandi cineasti Hollywoodiani, essendosi dimostrato pienamente all’altezza del suo primo e importante film internazionale, che si discosta di molto, come genere e meccanismi, da quelli precedenti.

La storia si sviluppa tutta attorno i due personaggi di Kolyma e Gagarin, due ragazzini inseparabili che crescono insieme e ai quali viene impartita una educazione essenzialmente malavitosa, che li fa diventare dei piccoli criminali. La comunità in cui vivono ha delle regole proprie, inderogabili e ferree, in cui religiosità, criminalità e folklore si mescolano in un unico, enorme calderone. I ragazzi vengono educati ad essere onesti con i deboli e i poveri e spietati con esercito, polizia e con tutti coloro i quali rappresentano il potere precostituito. Per questa comunità, il proprio corpo è come un foglio bianco e immacolato su cui scrivere la propria storia, che i ragazzi si fanno minuziosamente tatuare da un artista esperto, il quale dipinge sulla loro epidermide i riti di passaggio della loro vita. La fedeltà nei confronti negli anziani (emblematicamente rappresentati da nonno Kuzya, interpretato da un immenso John Malkovich, la cui interpretazione lascia sicuramente il segno) e i disabili (come la giovane ma bellissima ritardata Xenya) si accompagna sempre ad una fede ostentata e plasmata alle esigenze del clan, che anziché credere in un Dio buono e misericordioso sembra confidare invece in uno vendicativo e crudele.

I due ragazzi, Kolyma e Gagarin, dovranno poi confrontarsi con un mondo che cambia, che li farà prendere strade diverse.

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