Torino Film Festival 2012

Qualche spunto di riflessione con il regista Gianni Amelio

di Monia Ruggieri 8 Novembre 2012 18:05

E’ stato recentemente presentato il 30esimo Torino Film Festival. Si tratta dell’ultima edizione diretta dal regista Gianni Amelio. L’iniziativa è in programma nelle giornate tra il 23 novembre e l’1 dicembre. La prima giornata si aprirà l’esordio alla regia di Dustin Hoffman, che dirige “Quartet”.

Questa è la quarta, e l’ultima, edizione diretta dal regista italiano Gianni Amelio, il quale recentemente è stato protagonista di un’interessante intervista sull’iniziativa che, dal lontano 1982, si svolge tutti gli anni nel capoluogo piemontese:

E’ vero che l’ho vissuta con orgoglio questa esperienza, perché ho dato il massimo a livello di impegno. Qualcuno, magari, può pensare che un regista prestato a un Festival prenda il lavoro alla leggera: io mi sono speso e mi spendo come se davvero le sorti del mondo dipendessero dal mio lavoro e non le sorti del Festival di Torino. […] E’ nato per essere il Festival del cinema giovane – si chiamava così i primi anni – ed è nato per valorizzare chi ancora non aveva la forza di essere valorizzato. Il Festival che consacra il già consacrato è un Festival che ha meno interesse – per quanto mi riguarda – di quanto non ne abbia un altro che, invece, va alla ricerca del talento e cerca di promuoverlo.

Parlando del tema ricorrente di quest’anno nei film presentati, ha dichiarato:

E’ uno sguardo molto duro e molto appassionato al presente e non so se con questa espressione sono generico oppure colgo davvero il cuore del Festival di quest’anno, ma anche degli anni scorsi. Sono film che raccontano in presa diretta quello che viviamo noi oggi.

Il regista ha rilasciato uno sguardo interessante anche verso Joseph Losey, un autore forse sconosciuto ai più:

“Sconosciuto? Dipende – credo – dall’età delle persone. Una volta Losey – negli anni Settanta – veniva considerato uno dei grandi autori europei degli anni Sessanta e Settanta ed era paragonato a Bergman e a Antonioni. E’ morto nel 1985 e si è perso, se ne è persa la memoria. Chissà perché? Certo, ha avuto degli alti e bassi, ma tutti i grandi autori hanno avuto degli alti e bassi, a partire da Orson Wells. Per cui, io spero veramente che i giovani lo afferrino, perché ci sono delle atmosfere e delle storie – nel ‘Servo’, nell”Incidente’, ma anche in thriller precedenti o successivi come ‘Caccia Sadica’ – che possono essere afferrate dai giovani, così come i problemi sull’identità, sulla storia, sulla crisi dell’individuo che ai giovani possono interessare”.

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