Michele Placido: al Teatro Quirino di Roma con il suo “Re Lear”

Placido confida i luoghi che più apprezza del suo Belpaese

di Monia Ruggieri 8 Novembre 2012 12:44

Michele Placido attualmente è in scena al Teatro Quirino di Roma con il suo spettacolo “Re Lear”, tratto dalla tragedia di William Shakespeare. Placido interpreta il ruolo del sovrano di Britannia, mentre il regista dello spettacolo è Francesco Manetti.

Ecco cosa ha raccontato del suo spettacolo e del personaggio che interpreta:

E’ stato il teatro di Verona a propormi questo ruolo: sono andato a rivedere lo spettacolo, ho effettuato delle ricerche e mi sono reso conto che per un uomo di 66 anni poteva essere davvero interessante. E’ stata una prova rischiosa, ma l’ho affrontata: ho avuto solo 40 giorni per prepararlo, ma il mio impegno continuerà anche nei prossimi giorni durante le prove. Una grande responsabilità, che mi ha coinvolto non solo sul piano emotivo, ma anche quello politico: il tema della consegna dei poteri ai più giovani è di stretta attualità anche in Italia.

L’attore ha poi parlato delle bellezze italiane e del suo rapporto con particolari regioni, come la Sicilia, dove ha vestito i panni del Commissario Corrado Cattani in La Piovra:

E’ una regione che mi affascina per la sua complessità, per i suoi contrasti feroci, ma anche per le sue bellezze strepitose e per la mitezza e la gentilezza dei siciliani. Un popolo straordinario, coltissimo, altrimenti non vi sarebbero nati Pirandello, Sciascia e Quasimodo. La Sicilia dà emozioni fortissime e sensazioni bellissime. […] Oltre alla Sicilia e alla Puglia, ovviamente, un’altra zona che mi affascina tantissimo è il Trentino Alto Adige: io amo molto la montagna, più del mare. E qui la purezza dei paesaggi e delle montagne, l’accoglienza negli agriturismi dove si mangia e beve benissimo, lo sport e la cultura: tutto è davvero unico. 

E del suo arrivo, quand’era giovanissimo, da Foggia a Roma, ha ricordato alcuni particolari:

A quei tempi non era come oggi: il viaggio oggi dura solo un paio di ore. Per me è stato davvero un lungo viaggio, in tutti i sensi. Venire da un paesino, come me, ed indossare la divisa da poliziotto è stata dura. Molto dura: delinquenza, contraffazione, c’era un po’ di tutto. Ma Roma mi offrì anche quello che il paese non poteva darmi: la trattoria, l’uscita con una ragazza, il cappuccino romano con la brioche. Piccole gioie, ovviamente. E poi l’approccio con la cultura di una grande città.

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